venerdì 10 ottobre 2014

Nasce a Pavia un archivio di Hard Disk della letteratura


"Se le biblioteche vanno incontro al futuro, gli archivi non possono restare indietro. Vi siete mai chiesti che fine farà, nell’epoca del digitale, la conservazione di manoscritti d’autore, scartafacci, appunti, malloppi di carta pieni delle correzioni di poeti insoddisfatti? Probabilmente no. In ogni caso, non allarmatevi: tutto va per il meglio. La digitalizzazione dei materiali è un eroico atto di salvataggio e insieme un regalo all’umanità: ad Harvard, per esempio, hanno messo online milioni di pagine accessibili liberamente; da qualche settimana sul sito tolstoy.ru si possono vedere i diari dell’autore di Guerra e pace, un tesoro di quasi cinquemila pagine scaricabili in diversi formati.
Ma c’è di più: lo studioso può ingrandire decine di volte un vecchio manoscritto e decifrare ciò che all’occhio nudo è negato, come spiega Paola Italia nel suo avventuroso Editing Novecento (Salerno). La Rete non sembra dunque nemica dei letterati, anzi: Trifone Gargano, docente di Informatica per la letteratura all’università di Foggia ha appena pubblicato in proposito La letteratur@ al tempo di Facebook (Progedit) per fugare le ansie dei tradizionalisti. Certo viene da chiedersi che cosa studieranno i filologi in futuro: da venti o trent’anni il più degli scrittori ha abbandonato la penna e le Olivetti per comodissimi fogli Word. Addio carta, addio correzioni a mano, addio varianti!
Il computer le inghiotte, spostiamo virgole e cambiamo parole, ma nessuno lo saprà. Senza carta, l’archivio di un autore perde un po' di fascino, ma non interesse.
A Pavia si sono attrezzati: nell’università dove Maria Corti, nel ’72, aprì il Fondo manoscritti, è nato il progetto Pad (Pavia Archivi Digitali). In sintesi? Una squadra di giovani filologi guidati dal professor Paul Gabriele Weston chiede agli scrittori di oggi di donare il proprio hard disk. La squadra conserva, cataloga (e protegge): diverse stesure dello stesso libro, appunti preparatori salvati di fretta, articoli, progetti abortiti, carteggi in forma di email. Spiega Weston: 'E’ una macchina del tempo dell’opera: non si tratta solo di recuperare singole varianti, ma di osservare la stratificazione di un testo, la sua storia segreta'. La sfida di Pad è quella di offrire agli studiosi del presente e del futuro una rete di connessioni esplorabile a vari livelli, utile a ricostruire anche il contesto storico, sociale, editoriale in cui l’opera è nata. 'Per questo gli scrittori' continua Weston 'non sono semplici donatori, ma complici di questa scommessa. Dalle scoperte del lavoro filologico potrebbero essere sorpresi loro stessi'. Borges e Calvino si sarebbero divertiti. 'Se la carta sembra fragile, lo sono anche i supporti digitali, che cambiano rapidamente. Noi li custodiamo anche a vantaggio dei pronipoti dei filologi di oggi'". (da Paolo Di Paolo, Nasce a Pavia un archivio di Hard Disk della letteratura, "Il Venerdi' di Repubblica", 10/10/2014)

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