mercoledì 19 giugno 2013

Il libro illustrato del giardino


"Sottile, in camicia stretta in vita e calzoni, Vita «scava e scava ancora, poi annaffia e interra». Così annotava Virginia Woolf, incantata davanti all'amica-amante che in rose, ortensie e calle metteva una parte di sé (la più sensuale?). Per Vita Sackville West (1892-1962) quel giardino nel Castello di Sissinghurst, nel Kent, era una immensa, infinita scultura vegetale, alla quale dedicò anni, fatiche e grazia letteraria, racchiusa in un bel volume oggi ripubblicato da Elliot, Il libro illustrato del giardino. Scanditi in capitoli che corrispondono ai mesi dell'anno, con disegni di Freda Titford, i fiori di Vita compongono un calendario amoroso, dove i gigli Kaffir, le lobelie e le mimose persiane sono i protagonisti di una commedia erotica, in cui si avvizzisce, si resuscita, ci si accoppia, si muore. Nel giardino di Sissinghurst (creato da Vita negli anni Trenta, quando curava una rubrica di giardinaggio per l'Observer, da cui è nato il libro) si impara che l'iris predilige «il pacciame e la sabbia» e che le aquilege si incrociano tra loro «con un senso morale che lascia a desiderare». Non un banale passatempo, dunque ma, come per molti altri autori, il giardino integra la scrittura. Se Henry James trovava conforto nei suoi crisantemi, per Voltaire il giardino di Candido è una metafora del saper coltivare se stessi. Nella sua villetta di Meudon, Céline passeggiava tra il verde ben curato e Karen Blixen, mentre scriveva di tormente a Rungsted Kyst, in Danimarca, si rilassava tra le siepi e i pini di quello che poi sarebbe diventato il grande parco a lei dedicato. Prolifico, arguto e meravigliosamente snob, lo scrittore britannico Eden Phillpotts (1892-1960) si rifiutava di parlare di letteratura e accettava solo conversazioni sul giardinaggio. Non è così elitario, ma anche Sebastiano Vassalli ammette di trascorrere molto tempo a «curare il giardino» nel suo rifugio nella campagna novarese. Come ricorda Delfina Rattazzi nel suo libro Storie di insospettabili giardinieri (Cairo editore), Emily Dickinson coltivava rose, narcisi e dalie. Nondimeno, Charles Darwin si dedicava a orchidee e rampicanti. Il giardino ha catturato Stevenson e Monet, Paul Valery e Marguerite Yourcenar. Quest'ultima, in Scritto in giardino (edito nel 2004 da Il Melangolo) rifletteva sulla resistenza passiva dei fiori davanti alla violenza del mondo. Ma il più delizioso di tutti è stato il ceco Karel Capek, finissimo narratore, fiero oppositore del nazismo, che narrò le vicende di un coltivatore dilettante nel volumetto L'anno del giardiniere (Sellerio). In barba alla critica, che per tutta la sua vita disprezzò questa sua attitudine alla «scrittura leggera»." (da Roberta Scorranese, Vita come Voltaire e Karen: scrittori innamorati dei fiori, "Corriere della Sera", 15/06/'13)

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