sabato 15 giugno 2013

I ragazzi Burgess


"Elizabeth Strout è una delle scrittrici più profonde e raffinate della scena letteraria americana. Schiva, ironica ed estremamente acuta, vive nel Maine, limitando le frequentazioni sociali: il mondo culturale newyorchese è una realtà con cui si confronta a piccole dosi e con la massima cautela, mentre il mondo rurale dello stato in cui è nata rappresenta il retroterra imprescindibile di una commedia umana nella quale sa individuare con ammirevole capacità introspettiva splendori e miserie, speranze e delusioni. Non è un caso che nelle sue storie ci siano personaggi ricorrenti. Prima che un piacere, la scrittura per la Strout rappresenta una necessità catartica, che lei affronta con rigore quasi monastico: da questo punto di vista, il suo lavoro è paragonabile a quello di Alice Munro e Annie Proulx. In questi giorni è uscito per Fazi I ragazzi Burgess, pubblicato a cinque anni di distanza da Olive Kitteridge, la raccolta di racconti che l'ha resa celebre e con cui ha vinto il Pulitzer. Le recensioni americane sono state ottime: il Washington Post ha scritto che "il libro dimostra come il lavoro di questa straordinaria scrittrice continui a evolvere e migliorare" e il Boston Globe
lo ha definito il suo "romanzo migliore". E se il New York Times ha espresso riserve su alcune soluzioni narrative, Time è arrivato a paragonarlo a Pastorale Americana di Philip Roth. I due libri sono in realtà diversissimi, ma è analogo il senso ineluttabile di declino che investe i protagonisti, e la descrizione, all'interno di una comunità provinciale, di avvenimenti tragici e violenti che finiscono per travolgere personaggi ad essi estranei.

I ragazzi Burgess ha una scrittura cristallina e un tono sobrio, asciutto, che consente alla Strout di essere particolarmente efficace nelle descrizioni psicologiche dei protagonisti: Jim Burgess, un avvocato di grande successo e straordinaria popolarità mediatica; il fratello Bob, che vive nella sua ombra ed esercita la stessa professione con pochissime gratificazioni, e la sorella Susan, amara e terribilmente sola, il cui figlio Zach si è messo nei guai lanciando una testa di maiale in una moschea durante le celebrazioni del Ramadan. Questo gesto sconsiderato, che il ragazzo non riesce neanche a spiegare razionalmente, riunisce la famiglia, e costringe i componenti a confrontarsi con un tragico incidente nel quale molti anni prima aveva perso la vita il padre.

"Quando ho letto che citavano Pastorale Americana a proposito del mio libro mi sono sentito lusingata e ho provato un'enorme emozione", racconta la scrittrice. "Roth è un grande maestro, e credo che uno degli elementi in comune con il mio romanzo sia l'ambientazione in una comunità chiusa, nel quale l'elemento razziale finisce per imporsi irreversibilmente ".

Da dove nasce il suo libro?
"Non riesco a rispondere razionalmente: so solo che era da molti anni che avevo abbozzato la storia di un incidente che sconvolge le vite di alcuni personaggi, ma che diventa un tabù. Ogni piccola città ha la sua tragedia, e nella mia c'era quella di un ragazzo che aveva ucciso per sbaglio il fratello. Io conoscevo la sorella dei due ragazzi e da piccola mi inquietava il fatto che di quel dramma non si potesse parlare".

Immagini di essere un'aspirante scrittrice che deve vendere I ragazzi Burgess a un editore: come lo descriverebbe?

"La storia di uomini e donne che sono costretti ad affrontare un dolore rimosso dal quale si sono illusi di poter sfuggire. E che ora possono crescere, sapendo che con ogni probabilità sbaglieranno di nuovo ".

Samuel Beckett diceva "prova di nuovo, sbaglia di nuovo, sbaglia meglio".

"È una massima che riassume perfettamente il senso ultimo di un romanzo che vuole interrogarsi sul rapporto tra tempo e dolore, responsabilità e fuga".

Ancora una volta ambienta una sua storia nel Maine.
"È il luogo nel quale sono nata e vivo. I miei antenati si stabilirono qui nel 1603. Provengo da un mondo puritano, dove non si parla dei dolori personali".

Il suo protagonista Jim è un uomo di legge di grande successo: come suo marito, che ha lo stesso nome, ed è stato procuratore generale del Maine.
"Ho iniziato a scrivere il libro prima di conoscere mio marito. Il personaggio è nato con quel nome e non sono riuscita a cambiarlo. Immaginavo che molti lettori lo avrebbero identificato con lui, ma cambiare il nome di Jim Burgess mi sembrava in qualche modo snaturarlo. Molti pensano che sia il personaggio meno simpatico, ma io lo amo particolarmente per il dolore che si porta dentro".

Uno dei temi del libro è l'isolamento all'interno della famiglia, un tema affrontato da molti autori, tra cui Jonathan Franzen.

"È un tema che mi ha sempre affascinato, e il fatto che sia comune ad altri ci deve invitare a riflettere sulla nostra società. Tuttavia spero che il libro dica qualcosa anche sul fatto che il passato non finisce mai di parlarti e a volte perseguitarti. Così come dei conflitti razziali che esplodono in un microcosmo".

Lei ha seguito un procedimento opposto rispetto a molti autori, passati dal romanzo al racconto: come mai?
"Non so spiegarmi l'attuale proliferare di libri di racconti, specie in un mondo dell'editoria che non li ha mai prediletti e che oggi vive una crisi generale. Questa storia è nata da sempre come un romanzo. Prima di questo ritorno, i racconti, molto popolari negli anni Settanta, sono stati tenuti in vita da grandi scrittori come Alice Munro".

Pensa che ci sia qualcosa di prettamente femminile nella sua scrittura?

"Non sono in grado di dirlo, ma certamente il fatto che io sia una donna ha un ruolo imprescindibile. La sua domanda mi ha fatto venire in mente che uno degli autori che ho apprezzato maggiormente negli ultimi tempi è la scrittrice italiana Elena Ferrante. Ho letto con molta sorpresa che non si sa nulla di lei e che c'è chi dice che dietro il nome di questa eccellente autrice possa in realtà nascondersi un uomo".  (da Antonio Monda, Elizabeth Strout e I ragazzi Burgess. "Altro che Roth, amo Elena Ferrante", "La Repubblica", 14/06/'13)

Elizabeth Strout: By the Book (The New York Times)

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