martedì 15 maggio 2012

Aria di tempesta sugli editori

"Nel frastuono giocoso degli studenti e nella bolgia molto poco meditativa delle centinaia di conferenze che animano il Salone del Libro di Torino (kermesse che si conferma unica, merito dell'ostinazione di Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero nel volerla così densa di appuntamenti), forse i numeri aridi che vengono ruminati dai centri studi rischiano di perdersi, eppure dicono molto di ciò che sta accadendo in questo settore, imprenditoriale e culturale insieme. Scosso da incertezze, battaglie epocali, cambiamenti profondi. Dunque i numeri – forniti dal convegno annuale organizzato al Salone dell'Associazione Italiana Editori – sono poco confortanti. Il 2011, secondo l'indagine Nielsen, che monitora i punti vendita, ha segnato decisamente il passo con un rotondo -3,5% a valore sull'anno precedente e il mercato a fine anno scorso valeva 1,398 miliardi di euro, contro i 1,448 miliardi del 2010. C'è di peggio: la crisi nel 2012 morde di più, visto che si parte con un -11,8% a valore da gennaio a marzo di quest'anno (ma pare che aprile farà segnare una ripresa). Insomma la «tempesta perfetta», come recitava il titolo del convegno, c'è. Da una parte ci si mette la crisi generale dei consumi, dall'altra il cambiamento di paradigma tecnologico nella fruizione del libro e nel metodo di lettura: due componenti che, messe assieme, accerchiano la filiera tradizionale cui siamo abituati: editori, librai, distributori. Con un convitato di pietra, costituito dai motori di ricerca, piattaforme editoriali spurie digitali (Google, Facebook, Apple) e un rivenditore globale, come Amazon, che sfrutta il momento nella sua logica ma venendo contestato dagli editori. Forse, come si è sforzato di fare Marco Polillo (presidente Aie), dopotutto il bicchiere si può considerare mezzo pieno, o se non altro, non del tutto vuoto. Il mondo del libro, stando ai dati, continua a risentire meno della crisi rispetto agli altri consumi e nei mercati degli altri Paesi le vendite dei libri sono calate in misura più sensibile: in Spagna si registra un -3,9%, nel Regno Unito un -7,2%, negli Usa -9,2%. Polillo ha analizzato i numeri del mercato affermando che «il mercato italiano ha tradizionalmente scostamenti positivi e negativi molto contenuti, anche se il dato del 2012 è particolarmente pesante», ha invocato il sostegno della politica (che, come è emerso anche dal convegno sul Manifesto della cultura del Sole 24 Ore di giovedì, è piuttosto sorda a questi argomenti) e non ha mancato di attaccare chi, come Amazon, accusa gli editori di poca forza innovativa. «Sento dire che gli editori non hanno fatto nulla per allargare il mercato della lettura e che sono superati» ha detto, ma «il mestiere dell'editore è insostituibile e Amazon invece vende solo i libri, fa un mestiere diverso, con interessi diversi. Se poi vuole discutere con noi di questi aspetti, ci fornisca i dati, come noi facciamo con tranquillità, trasparenza e costanza». Andando nel dettaglio dei numeri, si nota che l'uso dei canali di vendita si profila con modalità ormai stabili. Il primo canale di vendita è la libreria di catena (per il 40,3%), poi la libreria indipendente (il 36,9%) e la grande distribuzione (15,6%), quindi le librerie online (sono oggi al 7,2%, ma è esclusa Amazon da questo dato). L'anno scorso si è salvata solo l'editoria per ragazzi che ha chiuso con un +2,8% ma nel 2012, per la prima volta ha risentito del trend negativo anche questo settore (-8,5%). Il segno negativo del 2012 vale sia sul fatturato trade (-11,8%, pari a 276 milioni di euro; era 313 milioni di euro lo scorso anno), sia nel numero di copie vendute (-10,8%, pari a 21,1 milioni di copie; erano 23,7 milioni di copie nel 2011) e questo nonostante lo sforzo competitivo degli editori che ha portato a una diminuzione (tra ottobre 2011 e febbraio 2012) del prezzo medio di vendita dei libri attorno al 7%. Sui prezzi, nella tavola rotonda che è seguita alla presentazione dei dati, si è registrato un acceso dibattito. Sono molti a pensare che l'abbassamento dei prezzi sia un danno per la catena produttiva e che l'adeguarsi alle politiche più aggressive di alcuni editori, porti, alla lunga, a un indebolimento generale del settore. «Nella tempesta perfetta – ha sottolineato Massimo Turchetta, direttore generale Libri Trade Rcs – ci sono diverse componenti. È finito il vecchio modo di lavorare degli editori e fenomeni come i megabestseller non torneranno più. E per fronteggiare i nuovi interlocutori, che commerciano dati e non libri, dovremo essere più bravi di prima». Dal canto suo, il sottosegretario all'Editoria, Paolo Peluffo, assente, ha mandato un messaggio al convegno nel quale riafferma che «l'Italia non potrà uscire dalla crisi dell'economia senza un'azione potente di promozione della lettura e della conoscenza», annunciando una campagna del Governo a favore del libro. Stante questa tempesta e le future previsioni del (mal)tempo, un ombrello che sembra davvero troppo piccolo." (da Stefano Salis, Aria di tempesta sugli editori, "Il Sole 24 Ore", 12/05/'12)

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