Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
sabato 16 giugno 2012
La formula della lettura
"Vive in una grande città del Nord Italia, in una casa piena di libri, è giovane, soprattutto è donna, usa molto Internet e il pc, ha una laurea o un diploma di scuola media superiore. È il ritratto, statistico e non solo, del lettore medio italiano, secondo l’ultima indagine Istat, “La produzione e la lettura di libri in Italia”.
Ed è evidente, allora, che più che di lettore medio, bisognerebbe parlare di lettrice. Perché in Italia sono le donne le vere appassionate di libri. Sovrane lettrici, come confermano le statistiche e come sanno bene gli editori che oramai dedicano collane e titoli solo a loro.
Comandano anche tra i “lettori forti”: hanno letto infatti dodici o più libri in un anno il 14,3% delle donne, contro il 13,1% degli uomini. Leggono dai 7 agli 11 libri l’anno il 13,9% degli uomini contro il 16,5% delle donne, e nella fascia da 4 a 6 libri i maschi si fermano al 23,9% e le femmine arrivano al 26%. Dunque non solo le donne leggono, ma leggono molto, in un Paese dove prevale il lettore “debole” e “debolissimo”: il 45,6% infatti legge solo fino a tre libri l’anno.
Eppure le donne dispongono di meno tempo libero rispetto agli uomini, visto che in media dedicano 3 ore e 39 minuti al lavoro familiare contro un’ora e 14 minuti dei loro partner. Numeri che sono anche uno specchio sociale, come sempre. Persino le studentesse hanno meno tempo libero rispetto agli studenti: 4 ore e 56 minuti contro 5 e 51. Del resto la scelta di leggere è dettata solo in parte dalla quantità
di tempo che si ha a disposizione: gli occupati leggono molto di più dei pensionati (51,2% contro 33,6%), le occupate molto di più delle casalinghe (66,8% contro 34,4%).
Guardando alle cifre complessive, in Italia le lettrici sono al 51,6%, contro il 38,5% degli uomini. Dominano in ogni categoria, anche a parità di titolo di studio e in qualunque fascia di età. C’è un avvicinamento tra i due sessi solo tra i 6 e i 10 anni: i piccoli lettori sono il 49,8%, le piccole lettrici il 53,8%. Tra gli 11 e i 14 anni legge il 55,3% dei ragazzi, ma le ragazze arrivano al 69%, e continuano ad aumentare fino ad arrivare al 73,2% tra i 15 e i 17. I ragazzi rimangono indietro: già tra i 15 e i 17 anni sono al 44,5%, quasi 30 punti al di sotto delle loro coetanee. La percentuale di lettori tra le fasce di età decresce fino ad arrivare al 22,8% (maschi) e 22,7% (femmine) oltre i 75 anni: le differenze di sesso si annullano. «Non va dimenticato che è tra le donne anziane che si ritrovano i più bassi livelli di scolarizzazione – ricorda Luciana Quattrociocchi, dirigente del servizio “Struttura e dinamica sociale” dell’Istat – ed è probabilmente questo il motivo per cui le differenze di genere nei livelli di lettura, molto forti nelle fasce d’età più giovani, si annullano tra gli anziani».
L’altra categoria di “grandi lettori” in Italia è costituita dai giovani, bambini compresi: infatti già dai 6 ai 10 anni la quota di lettori si posiziona oltre il 50%, per arrivare al 62% tra gli 11 e i 14 anni, e poi decrescere fino ai 19 anni
(53,8%). Gli editori se ne sono accorti: nel 2011 le opere per ragazzi sono cresciute del 13,7% per numero di titoli e del 12,6% per tiratura. E non è vero che i ragazzi assidui frequentatori dei social network siano nemici della lettura: «La quota di giovani lettori che scaricano giornali, news, riviste da Internet è pari al 53,9% – spiega l’indagine, curata da Fabrizio Arosio, responsabile dell’unità operativa “Cultura, tempo libero e nuove tecnologie” dell’Istat – e quella di coloro che consultano un Wiki online è del 69%». Internet è dunque un formidabile alleato della lettura, e non solo per i più giovani: l’89,5% delle famiglie che possiedono oltre 200 libri tengono in casa anche un personal computer, contro il 20,8% di chi non ha a casa neanche un libro.
Si potrebbe obiettare che tenere libri in casa non significa essere buoni lettori. Ma non è così: una buona biblioteca è un “buon esempio” per i bambini e un eccellente
indicatore della quantità di tempo dedicato alla lettura da tutta la famiglia. «Se in media il 56,3% dei bambini e ragazzi dichiara di aver letto almeno un libro – spiega Luciana Quattrociocchi – la quota arriva al 75,1% nel caso siano presenti in casa più di 200 libri, mentre la percentuale scende al 20,8% se non ce ne sono affatto». Altro fattore che influenza fortemente i bambini è avere genitori che leggono: «Leggono libri il 72% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori contro il 39% di quelli i cui genitori non aprono mai un libro».
Anche qui: i dati confermano un’intuizione diffusa, ma messi in fila possono diventare una molla per cambiare abitudini.
Nel 2011 i lettori di libri sono passati dal 46,8 al 45,3%. Tutto sommato una lieve diminuzione, rispetto ai passi da gigante fatti dalla lettura in Italia in quasi 50 anni: nel 1965 la quota delle persone di 6 anni e più che leggono almeno un libro l’anno arrivava appena al 16,6% della popolazione. Però, osserva Quattrociocchi, «la diminuzione è in maggior misura spiegata dalla decrescita del numero di
lettori nel Sud». La percentuale di lettori del Nord è superiore al 53% della popolazione, mentre al Sud si ferma al 31,8%, con un forte calo rispetto al 34,5% del 2010; per le Isole si passa dal 36,9 al 34,5%.
Il lettore italiano, dunque, vive al Nord. Le Regioni che svettano sono Trentino Alto Adige (58,3%) e Friuli Venezia Giulia (58%), seguite da Liguria (55,8%), Veneto (54,2%) e Lombardia (54%), regione dove si vendono oltre un quinto dei libri in Italia (20,1%). In coda ci sono Campania (29,8%), Sicilia (30,5%) e Puglia (31,5%). Che succede al Sud? In effetti «la variabile che discrimina maggiormente il profilo del lettore è il titolo di studio», rileva Arosio. Legge nel tempo libero l’81,1% dei laureati, il 58,4% dei diplomati, il 38,5% di chi ha conseguito la licenza media e il 27,9% di chi possiede soltanto la licenza elementare o non ha nessun titolo di studio. Per cui «queste differenze regionali possono trovare una spiegazione nelle differenze socioeconomiche e socio-culturali, oltre che a una minore vitalità dell’editoria in genere nel Sud del Paese, in cui si concentrano soprattutto piccoli e medi editori mentre la grande editoria è al Nord». La formula della lettura è ancora lontana, eppure per far crescere la passione, basterebbe forse lavorare su queste tabelle." (da Rosaria Amato, La formula della lettura, "La Repubblica", 14/06/'12)
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