Di solito nei pets si circoscrivono cani e gatti, ferme restando vistose eccezioni, come i pavoni di Flannery O'Connor o il corvo domestico di Charles Dickens. E così se Lord Byron adotta un cane Terranova e Anton Checov due bassotti, avevano cani Virginia Woolf e Jacques Prevert. La lista è lunga, chi non li aveva li inventava: Arthur Conan Doyle ha creato Toby per il suo investigatore Sherlock Holmes e a voler uscire un po' dai margini, il regista George Lucas ha chiamato il suo indimenticabile protagonista Indiana (Jones) come il suo cane. Per non parlare del gatto 'capolavoro della natura' secondo Leonardo, fascinosa tigre in miniatura prediletta dagli scrittori, da Doris Lessing a Colette, da Baudelaire a Ernest Hemingway, fino a Murakami Haruki che ha 'scritto il primo romanzo di notte, con il gatto sulle ginocchia e sorseggiando birra'.
Ma non sempre cane e gatto sono stati sul podio degli animali da compagnia. Nell'antichità la scelta cadeva su altri quattrozampe. Antonella Prenner, storica e autrice di Tenebre (ritratto di un Cicerone molto intimo) aveva Klaus, pastore tedesco, che la aspettava sempre al cancello per scortarla fin dentro casa. 'Ho capito che non c'era più la sera che non è venuto a prendermi'. Prenner sta scrivendo un nuovo libro su Giulio Cesare (Rizzoli), grande condottiero (e scrittore) romano. 'Cesare aveva un cavallo e un cane che lo seguivano ovunque. Del cane si sa poco, del cavallo Svetonio racconta che era nato sotto auspici di grandezza e fierezza, destinato 'a colui che sarebbe diventato padrone del mondo'. In realtà Asturcone (un nome che fa subito Obelix) era tozzo e deforme con uno zoccolo storto, ma Cesare non voleva che lo cavalcasse nessuno, vivevano in simbiosi'. Quando c'è l'amore c'è tutto. [...]"