sabato 17 ottobre 2009

Come scrivere un bestseller in 57 giorni di Luca Ricci


"Anche quattro scarafaggi potrebbero scrivere un bestseller. Sbuca oggi nelle librerie - forse attraverso una conduttura o una crepa nel muro - Come scrivere un bestseller in 57 giorni di Luca Ricci (Laterza). Giusto in tempo prima di finire soffocato all'ombra delle termopili di volumi del nuovo Dan Brown, tra una settimana. Quello di Ricci, trrntacinquenne pisano già autore di raccolte di racconti pluripremiate e di La persecuzione del rigorista per Einaudi, non è un saggio o un manuale, ma un irriverente e divertente romanzo-pamphlet che si prende gioco, non senza autoironia, dell'industria della letteratura, delle sue nevrosi e dei suoi cliché, della fauna che la popola, degli scrittori alla moda, dei lettori, dei critici, dei premi, di tutti: compresi quelli che scrivono libri contro chi scrive bestseller. La storia: quattro blatte (John, Paul, George e Ringo ...) decidono dis alvare le finanze del padrone della casa sotto sfratto dove abitano - un inconcludente scrittore fallito - sostituendosi a lui alla tastiera per scrivere un romanzo con tutti gli ingredienti necessari a scalare le classifiche di vendita. Perché, sostengono gli scarafaggi, 'oggigiorno si riproduce sempre la stessa opera, gli editori pubblicano sempre lo stesso libro. O almeno, ci provano disperatamente'. Teorizzano le bestiole: 'Molti scrittori non si mettono al lavoro con l'idea di scrivere un semplice libro, ma direttamente un bestseller', cioè non qualcosa che si imponga all'attenzione dell'umanità come un obbligo, quale per esempio Ulisse di Joyce, ma qualcosa che 'eventualmente, si può non leggere'. Altre definizioni di bestseller. 'Un libro idiota che risulta intelligente'; 'Un libro scritto così male da sembrare già un film'; 'Un libro che riescono a leggere quelli che di solito non leggono'. Dopodiché gli scarafaggi si mettono al lavoro e sezionano i bestseller del momento, individuando i cardini e gli espedienti sui quali invariabilmente si poggiano. Dunque Ricci, chiunque - anche lei, se solo volesse arricchirsi - è in grado di scrivere un bestseller? 'Nessuno scrittore vuole non essere letto e, sì, chiunque, anche uno scarafaggio, può scrivere un potenziale bestseller con tutte le prerogative per vendere molto. Poi non è detto che venda molto: decide il mercato'. Quindi non è poi così facile e automatico fare il botto. 'Ci vogliono qualità anche per scrivere un bestseller. Non ne faccio una questione di talento, di letteratura alta o bassa, di genio o mediocrità. Solo di coerenza: l'importante è non tradire se stessi. L'escamotage degli scarafaggi che fanno il verso al topo Firmino o al Bradipo di Savage nasce da un grande timore: mi spaventa una società letteraria che scrive, pubblica, critica, premia e legge sempre lo stesso tipo di libro. Ma non ho una tesi preconfezionata, non mi irrigidisco su nessuna posizione ideologica'. E allora con chi ce l'ha? 'Con chi si siede al computer pensando al mercato. Il mercato dovrebbe essere una conseguenza e mai una causa di cò che si scrive. Lo scrittore deve pensare al lettore, non al pubblico. Questa confusione lessicale spiega molto. Onestà intellettuale, ricorda? I vampiri, le minorenni che scrivono diari erotici o gli investigatori che parlano in dialetto vengono dopo. E non è neppure un problema di generi. Oggi in Italia il noir è brillante, fors ei nostri migliori scrittori scrivono noir. La cultura del bestseller invece è più melliflua, di solito è un cocktail avvelenato che mischia più cose insieme. E' ormai un genere autonomo'. Vale a dire? 'Un conto è un libro che vende molte copie, un conto è un libro che potrebbe vendere molte copie. Il bestseller non è più una categoria di mercato, bensì un genere. Gli ingredienti di successo incidono sulla creatività, e in certi casi è più importante saper pianificare che saper scrivere. Mi piacerebbe suscitare una discussione sullo stato attuale delle cose, su questa piccola rivoluzione copernicana'. Non è, comunque, sempre meglio legegre un brutto libro piuttosto che una rivista di gossip? 'Non sono così convinto che Stieg Larsson sia meglio di Novella 2000. Più precisamente: se si ha spirito critico, si può leggere e vedere di tutto. Non sono uno snob che non guarda X Factor o il Grande Fratello: bisogna interessarsi alle forme del contemporaneo, sapere cosa piace a otto milioni di persone, che hanno diritto di voto come te. Il problema è credere che il Grande Fratello sia vita vera e non un format'.
La letteratura di massa, si sostiene, crea nuovi lettori, che poi cresceranno. Non crede? 'No, non sono convinto che la letteratura di massa sia una strada per portare nuova gente ad altre forme di letteratura. Penso che i lettori diseducati da questi bestseller resteranno perlopiù drogati da una forma consumistica che non porta a niente. Leggeranno solo quella roba lì. Prendiamo il fenomeno Twilight. Doveva essere letteratura per ragazzi, ma poi l'hanno letta anche gli adulti. Il problema è che la fruizione dei libri è cambiata: si legge un libro così come si affitta un film da Blockbuster, si va al cinema o si fa una partita alla PlayStation'. Detta così continua a non sembrare una cosa tanto negativa ... 'Ma è negativissima. In questo modo il libro ha un solo imperativo: intrattenere. Ciò vuol dire privilegiare unicamente la variazione narrativa, a discapito della ricchezza di un testo. Io continuo a pensare alla letteratura come a un forziere pieno di tesori. Odio fare quello che dice che oggi è sempre peggio di ieri, ma il rischio è di arrivare, come accaduto per la tv, al pensiero unico. Ce l'avrei anche con i poeti, se il mercato editoriale di punto in bianco offrisse solo poesia. Si spera che il pluralismo sopravviva non solo nei cataloghi editoriali'. Il pluralismo e gli scarafaggi. 'Soprattutto gli scarfaggi'." (da Emilio Marrese, Ecco come uno scarafaggio può scrivere un bestseller, "Il Venerdì di Repubblica", 16/10/'09)

1 commento:

freddi301 ha detto...

bella critica, offre un punto di vista da diversi punti di vista, poche di queste cose si trovano in giro