sabato 7 febbraio 2009

Cross-media. Le nuove narrazioni di Max Giovagnoli


"In principio, come sempre, era Walt Disney. E con lui il suo universo immaginario di fumetti e film, pupazzi e parchi di divertimento, gadget e giornaletti, programmi cult e intere reti televisive: il tutto entro precise strategie di marca. Come molti sanno, nel 1955 nasce a Anaheim, in California, Disneyland, il primo parco a tema dove gli animaletti antropomorfizzati del creatore di Mickey Mouse acquistano un’esistenza tangibile: Paperopoli o Topolinia diventano percorribili come qualsiasi ambiente urbano, e in esse è possibile incontrarne gli abitanti tanto empirici quanto irreali. Da Louis Marin a Marc Augé, parecchi sono stati gli studiosi che se ne sono occupati, ricostruendone ideologie ed estetiche. Un po' meno noto è il fatto che l'invenzione di questa città dei cartoni animati faceva parte di un progetto aziendale più vasto: era un tassello di un'ampia operazione commerciale che metteva in opera un sofisticato sistema di distribuzione di film e cartoon usando molteplici mezzi di comunicazione contemporaneamente. Grazie a un accordo fra la major cinematografica Disney e l'emittente televisiva Abc, venivano realizzati uno show tv settimanale e diversi eventi tematici, con lanci periodici di nuovi film, riproposte cadenzate di vecchie pellicole, produzione di oggettistica e maschere, creazione mirata di una comunità di lettori (chi non ricorda il mitico 'Club di Topolino'?), sino, appunto, alla costruzione di un'intera città funzionale all'intrattenimento a tutte le ore e per l'intera famiglia. Fu l'inizio, secondo Maximiliano Giovagnoli, entusiasta e pignolissimo autore di Cross-media. Le nuove narrazioni (Apogeo), di un nuovo modo di raccontare che ai nostri giorni è diventato la norma. Differenti media (tv, cinema, radio, giornali e riviste, videogiochi, fumetti, Internet etc.) si prendono in carico il compito di gestire autonomamente e svolgere a modo proprio il medesimo progetto narrativo, facendo ricorso a supporti tecnologici che si intrecciano costantemente (telefonino, lettore Mp3, computer, playstation, schemi e display d'ogni tipo), ibridandosi fra loro e producendo ulteriori 'piattaforme', anche in funzione di complesse operazioni di marketing, nonché di sofisticate operazioni di riscrittura. È il mondo cross-mediatico (altra cosa, sottolinea Giovagnoli, della semplice 'convergenza' fra supporti comunicativi diversi in funzione di una medesima politica proprietaria), dove l'ipertrofia dell'interattività ha finito per produrre quella che può essere chiamata 'Generazione X-Media', trasversale rispetto al reddito e all'età, al genere e alla cultura, ai valori e alla formazione, nella quale non è più possibile, e tanto meno necessario, distinguere fra autori e lettori, produttori e consumatori, proprietari e utenti. Così come riesce difficile tenere separate pratiche ed esperienze come la lettura e la scrittura, il puro gioco e le raffinate strategie di marketing, il vendere e il comprare, la creazione estetica e la comunicazione pubblicitaria. Per non parlare dei generi artistici e dei modelli narrativi, i quali non fanno altro che definirsi e incrociarsi, di novità in novità, di trovata in trovata, di ripescaggio in ripescaggio, e così via senza fine (in tutti i sensi del termine). Così, l'epoca (o l'epica) crossmediale ingloba prodotti disparati e sperimentazioni eterogenee, provenienti da settori produttivi differenti, che però confluiscono in un'unica serie di pratiche narrative. Il libro di Giovagnoli ne censisce diverse centinaia: dall'immarcescibile Grande Fratello alla saga di Matrix, da Second Life a Wikipedia, dalle communities di fan ammattiti per chissà quale diavoleria fantascientifica ai giochi di ruolo in rete, da Star Wars a Indiana Jones, da Facebook a Bee Movie, da Wu Ming a Computer space, dalle webcam diffuse alle minifiction per telefonini, è tutto un rinvio continuo fra i grandi progetti transmediali che lanciano sul mercato nuovi prodotti d'intrattenimento narrativo e le pratiche minute della loro ricezione, che non è mai passiva e consenziente ma sempre, anzi, fortemente impegnata a ridefinire, completare, re-inventare storie e caratteri dei personaggi, a scambiare buoni e cattivi, a immaginare improbabili antefatti e proporre ulteriori finali. Al punto che, già a monte, nessun contenuto narrativo è mai proposto in una veste conchiusa, con quell'inizio, intreccio, svolgimento e termine che dalla Poetica aristotelica in poi sembrava essere la caratteristica intrinseca di ogni struttura narrativa. Le nuove narrazioni cross-mediatiche hanno sempre un che di grezzo, amorfo, volutamente non finito, in modo da lasciare al pubblico l'onere e il piacere di completarle a piacimento, decidendo del loro senso e degli eventuali valori interni. L'impressione che se ne ricava è che a questo gran dispiego di mezzi e tecnologie, di energie immaginative e farneticazioni combinatorie, corrisponda una straordinaria pochezza di contenuti. Di cosa parlano le nuove narrazioni? Che cosa raccontano? Certamente, niente di gloriosamente eroico o psicologicamente profondo; nessun dramma sentimentale che s'intreccia con i destini della Storia, nessun flusso di coscienza che magnifica i piccoli movimenti della vita quotidiana, nessun travaglio etico o struggente storia d'amore. Ma stiamo attenti, ricorda Giovagnoli, non è questo il punto: magari la vicenda che circola vorticosamente è quella, poniamo, di un'apina che cerca il suo alveare e ha perso l'orientamento. Idiozia, è indubbio. Ma nel flusso crossmediatico essa assume tutta una serie di virtualità e di realizzazioni assolutamente non previste, insignificanti di per sé ma affatto sensate dal punto di vista di uno sperimentatore che è tecnologico e narrativo nello stesso tempo. Il contenuto narrativo, insomma, sta nella relazione, nella sperimentazione del possibile, anche se fine a se stesso, nella riproposizione costante di nuove linee di sviluppo. La grande messe di teorici convocata nel libro - Sartre, Bachtin, Barthes, McLuhan, Propp, Foucault, de Certeau, de Kerchove, Genette, Eco, Calvino, Debord, Greimas, Jung, Searle etc. - sta lì a dimostrare che siamo molto al di là della piccola moda del momento, e che la questione del crossmediale va presa molto sul serio. A dispetto dei soliti bacucchi che profetizzeranno l'ennesima fine del mondo." (da Gianfranco Giovagnoli, Il Grande Fratello è figlio di MacLuhan, "TuttoLibri", "La Stampa", 07/02/'09)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)